SPAZI Accostarsi alla pittura di Massimo Bollani significa intraprendere un viaggio nel colore. E non solo perché le opere di questo pittore sono caratterizzate da una forte valenza cromatica, che si impone immediatamente all’attenzione, ma soprattutto perché l’artista ci porta sulla soglia di sentieri e itinerari che percorrono un paesaggio, rivissuto e ricreato in modo fortemente personale, espressione pittorica di stati emozionali profondi e intensi. Spazi che si aprono in un respiro ampio e luminoso, solari e fortemente marcati dalla prevalenza cromatica delle tinte calde: arancioni, rossi, gialli, toni che evocano il calore del sole, la forza e la passione, una linfa vitale che scorre potente e alimenta la vita, la natura e l’arte. Questi colori si impongono allo sguardo, nell’evidenza materica e nella corposità dell’olio. Si raggrumano o vengono lasciati liberi di scorrere, con uno sgocciolamento che non è leziosa citazione di maestri contemporanei, ma momento autentico e necessario della creazione artistica. Questi colori quasi esplodono, occupano in modo totalizzante lo spazio della tela e si proiettano soprattutto al di fuori di esso, quasi a voler creare e plasmare anche lo spazio esterno, attirando e affascinando lo spettatore, grazie alla plasticità di un gesto ampio, generoso, mosso da un pathos che è poi quella forza primigenia della natura, fonte di ispirazione primaria di queste opere. I paesaggi, a tratti, raccontano se stessi anche con l’alfabeto e la sintassi dell’arte informale (che nel cammino artistico di Bollani, è stata tappa recente e significativa) che riesce a rendere con efficacia una natura magmatica e carica di un’energia che si esprime essenzialmente attraverso la plasticità del colore. Ma non c’è solo la dimensione cromatica, la sapienza coloristica giocata su registri densamente espressionistici, pulsanti di vitalità e suggestioni afro e ancestrali. Se il colore definisce lo spazio, lo impone alla vista e all’emozione, è il segno che lo costruisce ed è un segno potente, perentorio; lo si avverte sotto la consistenza materica del colore; traccia e definisce piani, prospettive, linee-forza su cui si innerva e si costruisce la corposità di colline e balze che evocano a un tempo la dolcezza morbida della Toscana, e il profilo della Brianza. Pendii e avvallamenti, campi e distese creati da questo segno, si trasformano in colore, diventano materia pittorica, subendo una metamorfosi che li trasfigura al punto che non sono più solo elementi riconoscibili e certi di un paesaggio, ma autentiche espressioni dell’anima, visioni di una natura interiorizzata in cui la voce dell’artista di distende libera, dando corpo e vita a uno spazio autentico, perché interiormente vissuto. Claudia Sala